venerdì 27 aprile 2012

Diario di un mercoledì da mamma creativa freelance



Ho scelto, ventidue anni fa, di essere illustratrice. E sedici anni fa di essere mamma, MOLTO mamma. 

Immaginando che le due cose potessero convivere armonicamente… 

Chi, come la sottoscritta, non si fa un’ora e mezza di coda in macchina al giorno per raggiungere il luogo di lavoro e non è costretta a cercare un parcheggio anche per i figli, oltre che per l’auto, quando i suddetti figli hanno la buona idea di beccarsi l’influenza, è indubbiamente privilegiata. 
Niente costi di trasporto, mai vista una tata, orari elastici e niente sballottamenti di marmocchi all’alba: dici poco. Una situazione idilliaca, il “lavoro da casa”, che, in abbinamento alla figura dell’illustratore,  nell’immaginario comune si traduce in “sveglia tardi, colazione in relax, una spolveratina e via col lavoro creativo di filata nella quiete domestica”. 

Forse per una “monomamma”, ma per le “penta” o più? 

Un mercoledì qualsiasi… 

Ore 6:30, suona la sveglia. Dieci minuti di stentata connessione col mondo (e oltre) prima di svegliare la figlia maggiore, ed entro una mezz’ora la cucina si riempie di ragazzini già in vena di punzecchiarsi a vicenda anche a partire da un semplice cucchiaio di cereali che sbaglia maldestramente traiettoria. Sorvolo per non vanificare immediatamente l’effetto del protettore gastrico che ho appena assunto e, prima di rifare qualche letto, ritiro il bucato dai tre stendipanni disseminati per casa. 

Sono solo le 7:30, la figlia numero Uno è già sull’autobus diretta al liceo, io sono ottimista: posso farcela ad iniziare per le 9. 

- Mamma, dov’è la tuta? – 
- Sarà dove l’hai lasciata l’ultima volta che l’hai usata – 
- L’ho messa da lavare – 
- QUANDO l’hai messa da lavare? – 
- Ieri sera, no? – 

Mi mantengo ferma nella tattica del “sorvolo” e frugo nel cesto della roba sporca per recuperare la tuta (vi risparmio la descrizione delle condizioni, confidando sulla vostra fervida immaginazione) annotandomi mentalmente che nel pomeriggio dovrà necessariamente partire una lavatrice urgente comprensiva dell’indumento in questione. 

Saluto Gio che esce di casa, con la vana speranza che stasera rientri ad un’ora decente. 

Ore 7:50, escono anche i figli numero Due, Tre e Quattro con gli zaini sulle spalle più pesanti di loro. 
Li saluto dalla finestra e mi fanno tenerezza, guardandoli camminare così in fila indiana sul marciapiede, la più piccola in mezzo quasi a volerla proteggere. 

Il piccolo numero Cinque dorme ancora, sparecchio tutto da tavola tranne la sua tazza e attacco coi letti lasciando perdere solo quelli dei “grandi”: la regola è che se li facciano da sé, possibilmente prima di sera dato che a quel punto sarebbe perfettamente inutile. 
Ore 8:20, anche G. si è svegliato, gli ficco al volo felpa e antiscivolo e procedo con l’aspirapolvere (così si sveglia del tutto) mentre gli servo la colazione. 


Rifaccio l’ultimo letto, una pulita ai bagni, sparecchio definitivamente, decido che per oggi non lavo il pavimento perché nel frattempo sono già le 8:45 e devo ancora lavare me stessa, lavare G. e vestire entrambi. 

Alle 9:00 sono davanti al mac, incredibilmente in orario: su skype non sono ancora comparse nemmeno le mie ligissime art director, dunque sono pure in vantaggio. Comincio a scaricare la posta. Lavoro contemporaneamente per tre editori diversi e faccio mente locale su cosa oggi è meglio far precedere a cosa, secondo le scadenze. La pianificazione prende una quindicina di minuti, e a quel punto G. reclama una scatola di giochi che non è alla sua portata. Mi alzo, recupero, consegno e mi risiedo. 
Decido di iniziare con il lavoro “a mano” che richiede più concentrazione e tempo. Dispongo cartoncino, colori, acqua, accessori vari; il disegno l’ho preparato ieri e devo procedere con il colore. Inizio con le tinte base; è acquarello e non posso interrompere una pennellata se no mi rimane il segno dell’asciugatura… 
- Mamma, mi esce sangue dal naso – 
Porcaccialamm… proprio adesso! Mollo il pennello e asciugo il bordo di colore alla bell’e meglio per prevenire i danni peggiori, corro ad assistere lo sventurato (mi riferisco al divano macchiato, più che al marmocchio: levo la fodera e la metto a bagno in acqua fredda, mentre al ragazzino infilo un tappo di bambagia nella narice, e vai) e una volta sistemato tutto riprendo il lavoro. 
Ore 10:00, suona il citofono: è il postino che regolarmente suona a me invece che alle altre sei condomine pensionate o casalinghe, e comunque non alle prese con una fase delicata di una stesura di colore. 
Ricomincio, la tensione cresce e fa bene, perché mi tocca interrompere dopo poco: bisognino complicato del bimbo, telefonate assurde da un paio di call-center, mamma ho sete, quelli della manutenzione ascensore mi faccia lei una firma perché di sotto non c’è nessuno, cosa faccio per pranzo? 

A proposito di pranzo, sono le 11,45 e fra 10 minuti devo uscite a recuperare C. a scuola. 
Rinuncio definitivamente al disegno a mano, sbaracco tutto, preparo G. per l’uscita intanto che metto su un sugo modello basic per la pasta. 

Ore 12,40 diamo inizio al primo turno di pasti: G., C. ed io. 
Sparecchiamo e tempo un quarto d’ora torna I. dal liceo: secondo turno e sparecchia. 
Ore 14 arrivano A. e L., terzo turno, alle 14,20 ho finito ma comincio a sentire in fondo in fondo una fastidiosa vocina: ricordati che devi pensare a cosa far per cena. 
Rimuovo deliberatamente. 

Ore 14,30 sono di nuovo in postazione. 
Nelle due ore e mezza di assenza capi e colleghi si sono presi la briga di mandarmi tutti insieme mail e messaggi su skype: Ci sei? A che punto sei? Per favore mi mandi questo? Mi mandi quello? 
Smisto il tutto e quando guardo l’orologio sono le 15,30. 
Bene, attacchiamo con i lavori in digitale: se non altro non c'è il rischio che mi rovescino l'acqua sul foglio. 
- Mamma posso fare merenda? - Quelli del primo turno hanno già fame, ovviamente. 
Arrangiatevi. 
- Mamma per domani mi serve un quaderno piccolo a righe di seconda coi margini –
Introvabile: usavano quando frequentavo io le elementari. Non ci posso credere. 
- Da quando lo sapevi? – 
- Boh, non mi ricordo – 
Il protettore gastrico è annientato da tempo, inutile preoccuparsene: posso dare libero sfogo a quello che affiora con prepotenza dal nucleo magmatico. 
Rientrata dal tour di cartolerie senza il bottino (ho effettuato una prenotazione dell’articolo in via d’estinzione presso l’ultimo negoziante incredulo) scrivo sul diario della bambina preoccupatissima che – giuro - procureremo il quaderno per i prossimi giorni.


Ore 16,15: dopo aver messo in lavatrice tuta e altra robaccia mi rimetto al computer e – udite udite – riesco a lavorare per un paio d’ore filate sui disegni dei “Cinque sensi”, mentre con un orecchio ascolto la lezione di storia ripetutami da L., con un occhio controllo su richiesta gli esercizi di matematica di A., con un piede sposto le macchinine di G. sparse sotto il mio tavolo, con la bocca sbraito a tutti di fare silenzio, con il naso percepisco che tutti nel condominio hanno già iniziato a preparare la cena e io no.
In preda all’ansia salvo, metto in stop e corro in cucina, apro il frigorifero desolato (ho fatto la spesa l’altroieri, cavoli, ne sono sicura), mi arrangio con quello che c’è e imbastisco l’ennesimo pasto per 7. 
Mi resta una mezz’ora di lavoro prima che torni Gio e ci si metta a tavola, così ci do dentro, avvolta dalle terribili musichette della wii (legittima in casa nostra fra le 18 e le 19, a compiti conclusi) e relative esclamazioni degli utenti a un metro da me. 

Ore 22, torna a regnare il silenzio. Se non fosse che ormai mi si chiudono letteralmente gli occhi, sarebbe il momento migliore per lavorare in pace. 

Ho in mente siti e blog perfettamente curati e regolarmente aggiornati di altri illustratori riportanti i loro racconti di esperienze professionali impeccabili, le loro sicure ricette per la buona riuscita della professione, le foto dei loro studioli protetti e superattrezzati, e mi rendo conto di vivere in un altro universo. 
Ma qual è quello reale? 

Non ho uno spazio mio e un tempo mio, eppure so che dentro di me germogli di idee potrebbero crescere, se ben coltivati, perché a tratti ne avverto la presenza urgente. 

Non è che la creatività dovrebbe trovare strada e tempo “grazie” ai miei figli, immensa risorsa in più, e non “nonostante” loro? 

Non mi resta che alzarmi prima dell’alba domattina e ricominciare… 











martedì 10 aprile 2012

Here comes the Sun


Un omaggio ai Beatles  - che ero convinta fossero amici di famiglia :o)  -  recuperato da un vecchio scatolone: "CHANDESAN", come si può intravvedere dal tratto scolorito del pennarello, ossia "COMES THE SUN" come lo immaginavo scritto a 4 anni !
Da sinistra: George, Paul, Ringo e John.

mercoledì 22 febbraio 2012

Lavori in corso

Altro lavoro ufficiale: prove di insetti. Lo ammetto: non sono il mio soggetto preferito. . .

lunedì 20 febbraio 2012

Scuola e dintorni

Un po' di . . .  lavoro ufficiale !
Piccoli disegni in corso per la scuola dei più piccini, Raffaello Editrice.


martedì 13 dicembre 2011

Battello a Vapore 2011: fra i Non Classificati...

A giochi ormai da un pezzo conclusi, voila le quattro illustrazioni nate per il Concorso Battello a Vapore 2011. 
Malgrado siano tra le centinaia escluse, mi sono care per una ragione soprattutto: non fosse stato per l'incoraggiamento di Liza e Ale, non avrei nemmeno osato partecipare.
Grazie dunque a queste geniali amiche di . . .  tastiera e pennello.


Il Meraviglioso Mondo di Oz (copertina)


Attraversando il fiume


Il Meraviglioso Oz



La Fuga di Oz


giovedì 3 novembre 2011

Come nasce un libro illustrato

Un modo per rompere il ghiaccio con gli allievi al mio primo piccolo mini-stage di Illustrazione.
Fortunatamente, non tutti gli Editori sono di questa pasta!


(Clicca sull'immagine per ingrandire)

lunedì 3 ottobre 2011

Fatti da loro... 2

Oggi invece vi presento una divertente serie di CAVALLI raccolti ormai tempo fa dalla penna di amici, parenti, insegnanti e compagni di viaggio, solo alcuni dei quali avvezzi al disegno.
Chissà se qualcuno si riconosce tra gli autori?



venerdì 16 settembre 2011

Fatti da loro


Per una volta, invece che ammirare disegni per bambini fatti da noi grandi, gustiamoci alcuni bellissimi disegni per grandi fatti da loro, i bambini.

Una breve serie di deliziosi e personalissimi ANIMALI (4 anni):









Trovo fantastica questa rappresentazione del nostro PIANETA densamente abitato (4 anni):





E per finire, un originale TRAMONTO sul mare: rispetto alla classica visione del sole sull'orizzonte, qui l'astro tramonta, sì, sul limitare della distesa d'acqua colorando tutto di riflessi arancio, ma... curiosamente davanti alla costa. (7 anni)






giovedì 15 settembre 2011

Come fregare un illustratore

Ironico? Forse, ma… ahimè non troppo!

Leggete (inorridendo: è permesso) questo articolo tradotto e riportato da Morena Forza sul blog “Roba da Disegnatori”.

Articolo originale:
 "How to hire an artist"   (http://kaitol.com/how-to-hire-an-artist/)
Come trovare un artista


Raccomando di cercarlo su siti come Deviantart perchè soddisfi al meglio i vostrui gusti, o un altro sito che ha una decente art community come Newgrounds. Ci sono svariate ragioni per volerlo cercare in questo modo.

Prima di tutto, sono più economici.

Questi tizi non sono avvezzi a fare un sacco di soldi per il loro lavoro, quindi apprezzeranno più la possibilità di essere scelti anche se pagati poco, e meno di un professionista.

Secondo, la qualità dei lavori su queste community è meravigliosa, e la quantità di artisti iscritti vi garantirà di trovare ciò che si avvicina più ai vostri gusti.

A meno che non abbiate in mente un prezzo specifico, chiedete A LORO cosa chiederebbero per il progetto. Questo di solito fa in modo che vi propongano un prezzo molto più basso di quanto paghereste normalmente, e li rende felici di essere scelti.

Come NON trovare un artista

Non cercate nemmeno un artista professionista, o un artista che ha già curato svariati progetti in passato. Il problema è che spesso hanno meno tempo e sono costosi.

Rispetto a cosa potete trovare sui siti che vi ho consigliato, questi vi costano un rene.

Gli artisti che hanno già ralizzato giochi o illustrazioni/design sono anche sconsigliabili per ragioni simili, si aspettano una percentuale decente del profitto.

E' ridicolo pagare qualcosa il 50% del profitto quando potete trovare qualcun altro che per 500 dollari fa lo stesso lavoro.

Per esempio, se il vostro gioco vi frutta 10mila dollari, la differenza nel costo è un mulitplo di 10.

Pagare l'artista

Chiarite subito appena lo ingaggiate,che l'artista non verrà pagato che a lavoro completato, alla data prefissata, e che deve incontrare il vostro gusto e le vostre aspettative.

Qualche volta ho dei problemi a ottenere queste cose, ma se dai un lavoro a qualcuno a volte si aspetta di essere trattato da professionista anche se lo fa per hobby.

Pagare prima il lavoro è sbagliato per diverse ragioni. Solo il pagamento alla fine incoraggia l'artista a finire prima il lavoro (perché prima finisce prima ha il denaro!) se lo paghi prima non è motivato a finirlo velocemente.

Allo stesso modo potrebbe sparire appena l'hai pagato.

Tenetelo all'oscuro (del progetto)

Mi riferisco a ciò di cui si parlava prima. Se l'artista sa troppo del progetto, potrebbe alzare il valore del suo operato e pensare di meritare più soldi.

Non è così che funziona, ingaggiate chiunque sia in grado di fare quel lavoro per il minor prezzo possibile, gli altri sono una perdita di denaro alla fine.

Tempi

Dategli tempi stretti anche se non avete urgenza e detraete il pagamento a seconda del tempo che ci mette a consegnare.

Cercate di ingaggiare solo maggiorenni (potrebbe suonare un po’ ipocrita qui) i ragazzini di solito sono meno affidabili.



Per i commenti di Roba da Disegnatori, leggete la pagina intera:

http://robadadisegnatori.blogspot.com/2010/11/come-fregare-un-disegnatore.html?spref=fb

venerdì 1 aprile 2011

Una giornata alla Children's Book Fair di Bologna...


... ovvero come NON affrontare la Fiera.



Inizia l'avventura. La Nonna giunge a casa nostra prima dell'alba, per smistare i 5 ragazzini per la giornata mentre noi ce la filiamo alla stazione.

La deprèsscion inizia in treno quando, proprio in fianco a noi, si siedono un paio di spagnoli che - stile Eta Beta - cominciano a tirar fuori da altrettanti zainetti mucchi interminabili di raccoglitori gonfi di illustrazioni.

Entrati in Fiera, rimandiamo il consueto tour alla Mostra degli Illustratori per non stare subito male (ogni anno, da 15 anni, rosa dai rimorsi: "Possibile che io non faccia mai in tempo a fare 5 miseri disegni da mandare a 'sta benedetta selezione?").
Possibile. Possibile.

Dunque ci fiondiamo immediatamente al bar per sgargarozzarci cappuccio e brioche, una delle piccole gioie della vita.

La fiera, a partire dal bar, si rivela subito il solito affascinante e caotico raduno dal respiro cosmopolita. Mi sento già una nullità, il classico puntino nell'Universo, eppure attratta e assetata di stimoli e confronti.
A proposito di stimoli, ma di quelli più terra-terra, noto file chilometriche ai bagni delle donne (zero, naturalmente, a quelli degli uomini), donne che escono dai cessi con CARRELLI pieni di cartellette (come fanno a starci e a fare quel che devono fare lì dentro rimane un mistero...). 
Io questo problema almeno non l'ho, perché tutto ciò che mi son portata sta in una micro-borsa: 2 coca-cole, penna, agenda, qualche biglietto da visita stropicciato, un abbozzo di progetto di un libro ideato insieme a Gio ficcato in una busta formato A4.

Iniziamo il giro a casaccio, dal padiglione di sinistra entrando (per gli addetti: il 26). 
Le nostre prioritarie mete fisse sono sempre le stesse: 
lo stand di A per salutare i vecchi amici della giovinezza creativa e gloriosa; 
B per salutare Capo e colleghi; 
Sarmede per sognare un po'; 
C per vedere se hanno ancora i nostri libri; 
i banconi di tutti gli altri stands per accaparrarsi cataloghi e gadgets da portare ai bambini come souvenir; 
varie ed eventuali. 
Insomma, diciamocelo, non si capisce bene che cosa ci andiamo a fare, ma è pur sempre almeno una romantica gita fuori porta (l'unica in un anno, a dirla tutta).

Prima tappa: allo stand di A non c'è ormai più nessuno che conosciamo, quindi passiamo oltre. Peccato. Poi il nostro progettino ci stava bene, qui.

Seconda tappa: B.
Mary ci viene incontro tutta felice di vederci. Ha un appuntamento ogni 15 minuti con illustratori: le dico che prenotiamo noi tutta la giornata, giusto per diminuire un po' la concorrenza! 
Evvabe', spazio alle nuove leve…

Terza tappa: Sarmede. 
Dico a Gio che aspetto un segno: se vedo Maestro mi iscrivo ad un corso a Sarmede anche questa estate; se no, no.
Non lo vedo. 
Un classico. 
Passiamo oltre.

Quarta tappa: C. 
I nostri libri sono esposti. Gio fa il pimpante e chiede a una tipa perché diavolo non fanno una ristampa di "A spasso nel corpo umano", che non si trova più da nessuna parte, cribbio, è così un bel libro, un best-seller, autori di prestigio... la tipa balbetta che non lo sa, bisogna chiedere ai capi, comunque lei ha convinto degli editori francesi (per la coedizione) che ci faranno pure dei cartoni animati. 
Gio sempre più pimpante va dalla una delle cape e le fa la stessa domanda. Quella socchiude gli occhi, "Ma noi ci conosciamo... Ah, ma siete VOI! A quanti figli siete arrivati? CINQUE? Allora non lavori più, eh? SI'? (faccia incredula) Volevo chiamarti (frottola), non è che si può andare avanti con la serie sulla scienza, con nuovi titoli?" 
Gio risponde che certo, si può fare, "Manderemo subito un elenco e un progettino, certo certo ci sentiamo presto, ciao ciao".

"Gio, ma quando mi metto a farla, 'sta roba?" 
" Boh, vediamo, vediamo, tanto per mandarle un progetto non ci vuole molto, quel libro è il migliore che abbiamo fatto" 
Lui ne ha scritti 2: ci vuol poco, eh! eh!

Quinta tappa: varie ed eventuali (intanto arraffiamo i cataloghi e lo zainetto si riempie e pesa e c'è dentro un caos infernale, non trovo più nemmeno i fazzoletti). 
Passiamo per puro caso davanti allo stand di D. Perfetto per un libretto come il nostro. 
Gio in veste di agente chiede da sfacciato un appuntamento sull'istante. Tornate fra 10 minuti, magari... 
E' pazzesco, ma ci fanno davvero entrare. 
"Solo 5 minuti, eh, che ho da fare". La tipa è alta 2 metri e ha una faccia cattivissima, io comincio a tremare e non capisco più niente, meno male che parla lui. Facciamo vedere l'enorme, densissimo plico che consiste in:
1) un foglietto col testo;
2) uno story-board originale striminzito cui manca l'ultima tavola;
3) due stampe a colori ridotte (la carta e le cartucce costano un sacco, cavoli) di due tavole d'esempio… naturalmente mica mi son portata le originali;
4) una prova ancora più ridotta (10x10) delle stesse due tavole montate a libretto.
La tipa dice che i disegni son proprio carini, ma che il libro impostato così non va troppo bene, bisognerebbe dargli una sistemata. "Ma voi ci credete o cosa? Se arrivate qui così senza convinzione... facciamo così, visto che non avete neanche portato una copia di tutto, mandatemela via e-mail: hai da scrivere?". 
"Certo, certo!" Frugo nello zaino, non trovo l'agenda, non trovo la penna, non trovo i biglietti da visita. La tipa mi guarda storto e aspetta. Mi faccio prestare la penna, giro il foglio del testo e scrivo lì nome e indirizzo della Tipa Cattivissima, tanto poi lo copio nell'agenda. Saluti, allora ci sentiamo.

"Cavoli, Gio, le son piaciuti. Qui la faccenda si mette male. Va be', alla peggio non le scriviamo".

Di fronte a D c'è E. Perfetto anche lui per il nostro libretto, ma che razza di furbi a mettere i due stands uno in fronte all'altro. La Tipa Cattivissima svetta su tutto e tutti, impossibile tentare un approccio con la concorrenza senza che ci veda. Gio se ne frega e chiede un appuntamento. 
"Provate a passare dopo e a chiedere del sig. S.".

Intanto torniamo a Sarmede. Maestro arriva alle 14, mi dicono. Ok, allora mi magno un panozzo al prosciutto e bevo la coca così svuotiamo un po' lo zaino.
Metto in ordine i biglietti da visita e mi preparo un discorsetto meno idiota da fare a S.

Visitiamo la Mostra degli Illustratori. Cavoli, le non-fiction sono più imprevedibili del solito; stavolta ci provo anch'io, giuro. 
Rimango sempre stupita dai miliardi di idee che a me NON vengono… eppure sono così immediate, apparentemente semplici, così naturalmente geniali…
Per protesta (mia contro me stessa) non compero nemmeno il catalogo di 10 anni fa che costa la metà.

Torniamo da E; la Tipa Cattivissima di D non si schioda dal suo stand nemmeno all'ora di pranzo. Io mi abbasso un po' e sto girata di spalle, ho pure tolto la giacca così sono di colore diverso: magari non mi riconosce. 

Gio comunica che ci han detto di ripassare "dopo", e che adesso è "dopo". 
Non se ne parla. Un vecchietto arcigno ci molla in mano un indirizzo mail di un'altra tizia: provate a scrivere qui. 
Non ci caschiamo.
Gio gioca l'ultima carta: gli viene in mente il sig. S. 
PAROLA MAGICA! Il vecchietto si illumina in viso e va a vedere. 
"Sta telefonando, intanto provate a parlare con questo altro responsabile". 
"Ho solo un attimo, eh? Vediamo, di che progetto si tratta?"
Stavolta il discorso parte in quarta, non ci lasciamo confondere. Guarda tutto per bene, "Non è malaccio, adesso chiamo...".
Sparisce per un po'. Vengon lì a salutarci due amiche che non vediamo da secoli.
Arriva il sig. S. "Di dove siete? Monza? Ah! Ah! Noi di Cinisello Balsamo, pensa te (confina con Monza proprio dove finisce la mia via, N.d.A.), e ci incontriamo a Bologna!"
In effetti, sì, potevamo risparmiare 90 euro e passa di treno e andare a trovarlo in bicicletta durante l'anno, in un periodo meno convulso.
Si capisce dalla faccia che il progettino non è malaccio, però vorrebbe farlo in formato più piccolo (come la nostra stampetta, in pratica). Ce ne fa vedere uno d'esempio per il formato. 
Gio dice "Non esageriamo, mica vogliamo fare un libro usa-e-getta, vogliamo un bel libretto che si possa regalare, un po' prezioso, che possa stare in libreria insomma…" 
"Guardi che un libro così STA in libreria", risponde il sig. S.
Io mi vorrei sprofondare, ma proprio non posso: mi son già abbassata tutta per non farmi vedere dalla Tipa Cattivissima. Intuisco che Gio sta per rispondere che in casa nostra un libro così NON STA in libreria, ma nel cesto dei libretti-spazzatura che lasciamo ormai sfasciare da Gabrielino. Sono presa dal panico. Per fortuna Gio sta zitto. Quasi. 
Comunque il sig. S. mica s'offende, è un grande, anzi dice che si impegna a darci una risposta concreta entro un mese. Quindi, se non ci dispiace, si tiene il testo e la prova montata a libretto e si fa sentire entro quel termine, per il sì o per il no; "Nel frattempo voi mandatemi lo story-board via mail visto che avete solo quello" (unico e originale, si può esser più cretini da portare lo story-board originale e le tavole in copia, mi viene in mente d'un tratto… avrei dovuto fare il contrario). Scambio di biglietti e indirizzi, saluti e vai.

"Gio, meglio il sig. S. della Tipa Cattivissima, no?" 
"Come tipo sì, ma... per piacere, mica vorrà conciarci il libretto come un francobollo?"

Ripassiamo a Sarmede. C'è Maestro a colloquio con due aspiranti corsiste. Gio mi molla per andare a fotografare le illustrazioni dell'esposizione. Io mi metto in coda. Maestro, oltre che dare un occhio svogliato al portfolio delle due tizie, saluta tutti quelli che passano di lì, riconosce tutti i corsisti degli ultimi dieci anni, incrocia anche il mio sguardo ma ovviamente non gli ricordo niente e nessuno, anzi guarda oltre e saluta la ragazza dietro di me: io ho un'illuminazione, è un segno… quest'anno non andrò a Sarmede!

Passo a salutare Mary. Abbiamo il treno fra un'ora, è il caso di avviarci, ci vediamo a Monza...

Arriviamo in stazione. Il treno è in ritardo. Mi siedo e comincio a ripensare alla giornata.

"Gio, e se il libretto interessa a tutt'e due che si fa?"
"Ma va, sarà già tanto se il sig. S. si fa sentire per dirci picche e poi..."
"GIO, il TESTO... L'abbiamo lasciato al sig. S. !" 
"Il testo? Va be', ce l'hai nel computer, no?"
"Sì, ma su quel foglio c'era scritto l'indirizzo della Tipa Cattivissima.
Ovvero:
A) Adesso chi se lo ricorda? 
B) Che figura ci faccio con il sig. S.?"











giovedì 30 dicembre 2010

Intervista su "Il Cittadino" di Monza

30 dicembre 2010

Oggi è uscito questo articolo di Sarah Valtolina su "Il Cittadino" di Monza. Da un'intervista alla sottoscritta sulla professione di illustratrice e sulla casa editrice FABELLA.






































(clicca sull'immagine per ingrandire)

mercoledì 15 settembre 2010

giovedì 10 giugno 2010

AMICI PER LA BUCCIA di Fabella Edizioni

Giugno 2010

E' uscito da FABELLA EDIZIONI di Elisa Castelluccio il primo libro interamente pensato e scritto in simboli PCS... per tutti i bambini!





Le Autrici:

Armidina Talisi
Laura de Meglio
Maria Elena Gonano

Simone, il limone, è un fruttino ancora acerbo. Non si è comportato troppo bene, causando l'allontanamento di un amico, ma grazie all'aiuto di chi gli vuole bene comprenderà quanto sia importante fare pace e tornare a giocare insieme. Simone adesso è un fruttino un po' più maturo e sicuramente più felice...




Per saperne di più su Fabella e sulla scrittura in simboli PCS: http://www.fabella.it/

Leggi anche:
http://www.crescibimbo.it/rubriche.asp?categoria=sb&codiceprog=0000000296;

http://www.liberweb.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=3677&mode=thread&order=0&thold=0&topic=21

martedì 15 settembre 2009

Le Immagini della Fantasia 2009

Quest'anno nella sezione Allievi de "Le Immagini della Fantasia" (XXVII edizione) anche una mia illustrazione. Per chi non riuscirà a vederla dal vivo, eccola qui:


Il tema di questa edizione è l'Oceania con i suoi racconti e miti aborigeni.